Collimazione e mira
: dividerò in quattro parti distinte il processo.
•
acquisizione
del
bersaglio
:
lo
sguardo
fisso
sul
punto
dove
la
freccia
deve
andare
a
colpire,
la
testa
è
ferma
e
gli
occhi
fissano il bersaglio. La mira è grossolana e punta alla valutazione totale della superficie di impatto della freccia.
•
collimazione
allineamento
:
alzando
l'arco
si
deve
allineare
il
pin
con
il
bersaglio.
La
mira
è
ancora
grossolana
e
sbiadita ma la procedura serve per restare allineati con il bersaglio. Questa procedura arriva fino all'ancoraggio.
•
collimazione
ancoraggio
:
la
collimazione
si
fa
più
precisa,
la
vista
stringe
il
campo
e
cerca
il
"punto
di
attivazione
del
mirare",
per
la
procedura
di
rilascio.
In
questo
momento
si
stanno
attivando
dei
meccanismi
che
controllano
se
tutto
è
in
ordine
e
sensorialmente
corretto.
E'
come
il
conto
alla
rovescia
prima
della
partenza
del
missile,
abbiamo
attivato
delle
procedure
di
controllo
sempre
più
raffinate
su
tutto
il
movimento,
i
"responsabili
di
settore"
hanno
dato
il
loro
benestare,
per arrivare - dopo l'OK del Capo Missione, alla mira.
•
la
mira
:
i
decimi
di
secondo
cominciano
a
scorrere
fino
ad
arrivare
al
nostro,
personale,
tempo
di
attivazione
del
comando
di
rilascio,
preceduto
dall’assestamento
muscolare,
in
quel
breve
tempo
si
deve
portare
la
propria
concentrazione fuori dall'arco, sul punto di mira.
Per
il
90%
degli
arcieri
questa
fase
non
è
gestita
correttamente
e
quindi
causa
di
errori,
ripeto,
non
confondere
la
collimazione
con la
mira
, sono due cose diverse eseguite in momenti diversi.
Collimazione:
dal
vocabolario
Tre
Cani
:
«…
Far
passare
per
un
dato
punto,
individuato
con
un
segnale
(palina,
biffa,
ecc.),
una
visuale
mobile
(linea
di
mira
o
asse
di
collimazione)
data
da
opportuni
strumenti
ottici…»
quindi
sovrapporre
due
punti,
nel
nostro
caso
avendo
la
punta
della
freccia
o
parti
dell’arco,
diotre
senza
o
con
lente
e
dotate
di
Pin,
non
dovrema
far
altro
che
sovrapporre
la
punta
o
il
pin
al
punto
di
impatto
che
vorremo
colpire.
Il
discorso
così
sembra
facile
ma
ci
sono
delle
regole
da
rispettare.
Necessariamente
dobbiamo
parlare
di
«piani
di
messa
a
fuoco»
,
il
nostro
occhio
non
riesce
a
mettere
a
fuoco
tutti
quello
che
vede
perchè
gli
oggetti
si
trovano
a
distanze
diverse,
per
esempio,
il
pin
si
troverà
a
meno
di
un
metro
dal
nostro
occhio e la targa dai 18 ai 70 mt più in la.
La
mobilità
del
cristallino
dell’occhio
serve
proprio
a
mettere
a
fuoco
un
oggetto
ed
un
oggetto
solo
ad
una
distanza
di
nostro
interesse e necessità, per cui:
•
Il
bersaglio
deve
risultare
a
fuoco,
all’atto
della
collimazione
se
così
non
fosse
provate
a
fare
un
salto
prima
di
tutto
a
far
controllare
la
vista
e
poi
per
i
compoundisti
di
avvicinare
o
allontanare
l’asta
del
mirino
per
adattarla
alla
propria
capacità
di
messa a fuoco.
•
la
punta
della
freccia
od
il
Pin,
interni
alla
diotra
con
o
senza
lente,
devono
risultare
leggermente
sfuocati
anche
se
sono
gli
oggetti che guardiamo più vicini al nostro occhio.
Posizione della corda: anche la corda dell’arco che è ancora più vicina al nostro occhio, ha una sua posizione precisa e deve
sempre mantenerla per tutti i tiri che faremo…, deve trovarsi vicino alla diotra o posizionata sul filo del riser, questa scelta
deve essere fatta da un Tecnico esperto, considerando molti parametri che Vi riguardano come essere umano e come Arciere.
Devi
leggere,
meditare
e
comprendere
quanto
scritto
nel
capitolo
"Paulo
Coelho"
(Il
cammino
del
tiro
con
l'arco)
e
nell'area
download
"Il
cammino
dell'arco",
non ho mai trovato nessuno in grado di esprimere con la stessa forza le sensazioni che provo quando mi accingo a tirare, spero che coincidano con le tue.
A questo punto mi sembra corretto darti qualche indicazione sul metodo da utilizzare per allenarti al raggiungimento di questa sensazione.
Come
avrai
compreso,
il
guaio
della
maggior
parte
degli
arcieri
è
di
non
riuscire
a
dissociare
la
parte
cosciente
del
cervello
(che
controlla
i
sensi
e
le
relative
sensazioni)
con
quella
non
cosciente
più
adatta
a
trattare
con
gli
automatismi
mentali.
Prendi
un
bicchiere
e
un
cucchiaino,
con
movimento
ritmico
batti
sul
bicchiere provocando il caratteristico suono: a ogni battito conta mentalmente "uno, due, tre... " fino a venti.
Procedi
nello
stesso
modo
contando
per
ogni
battito
ma
al
contrario
"venti,
diciannove,
diciassette...
"
Ripeti
per
due
volte
il
tutto,
prima
con
conteggio
in
avanti
poi
indietro.
Posa
il
cucchiaino,
ricorda
il
suono
per
ogni
battito
e
contate
avanti
e
indietro.
Riprendi
a
battere
con
il
cucchiaino
cinque
battiti,
poi
ascolta
il
suono
per
cinque
volte
e
conta
per
altre
cinque,
alternando
fino
a
venti.
A
questo
punto
continua
a
battere
e
contare,
ma
devi
-
alternativamente
ogni
cinque
battute
-
isolare
la
tua
voce
mentale
cercando
di
non
sentire
più
il
suono
sul
bicchiere
e
poi
sentire
solo
il
suono
e
non
la
voce
mentale.
Questo
strano
gioco
consentirà
di
spostare
all'esterno
la
tua
attenzione
anche
se
stai
compiendo
il
movimento
fisico
del
battere.
Come
già
spiegato
l'errore
degli
arcieri
è
non
riuscire
a spostare l'attenzione fuori dall'arco al momento della mira, così potrai provarci...
TECNICA
Mira
:
Nel
momento
della
mira
tutto
deve
essere
compiuto
dal
punto
di
vista
biomeccanico,
l'arciere
non
esiste
più
come
entità
fisica
ma
diventa
parte
dell'universo,
la
sua
anima
si
libera
e
diventa
"speranza,
forza
e
determinazione".
Progredirà
sulla
strada
della
comunione
con
il
tutto,
la
sua
forza
interiore
sarà
mille
volte
più
grande
perché
sorretta
dalla
certezza
delle
sue
capacità,
sarà
un
uomo
compiuto,
perché
la
consapevolezza
di
aver
compreso
e
interagito
con
il
proprio
"IO"
ha
abbattuto
quel
muro
di
sensazioni
determinate
dalle
azioni
consuete
e
meccanizzate
delle
nostra
vita.
Avrà
scoperto
una
comunicazione
interna
fantastica
e
speciale
prima
mai
sperimentata
perché
sopita
dalla
consuetudine
e
dalla
vita
quotidiana
che
non
ci
permette
di
guardarci
dentro
in
profondità
per
conoscerci
perché
siamo
tesi
a
guardarci
attorno
e
difenderci
dal
mondo
odierno.
Saranno
meno
incomprensibili
gli
eremiti,
i
santoni
e
gli
asceti
di
qualsiasi
credo
e
religione,
capaci di un livello più alto di comunicazione con il proprio "IO" e quindi con il tutto dell'universo.
"
L’arciere diventa il suo arco, la sua freccia e il suo bersaglio
"
. Così recita il Saggio
Sono
riuscito
a
ottenere
questo
stato
di
grazia
molti
anni
fa,
quando
l'agonismo
era
al
centro
della
mia
attività
sportiva;
ho
passato
varie
esperienze
che
hanno
favorito
questa
riuscita,
finali
di
gare
importanti,
spareggi,
scontri
diretti
...
è
un
percorso,
almeno
nel
mio
caso,
non
volontario
-
mi
ci
sono
trovato,
è
stata
anche
la
conseguenza
del
tanto
allenamento.
L'informazione sui processi mentali era nulla, la lettura più illuminante era "Lo zen e il tiro con l'arco"
La
frase
del
Maestro
Zen,
rivolta
all'allievo
che
non
riusciva
ad
eseguire
il
rilascio
corretto
"lascia
che
succeda"
mi
sembrava
impraticabile
per
una
mentalità
occidentale,
piena
di
pregiudizi
culturali,
più
attaccata
alla
materia
che
allo
spirito. Qualche tempo dopo mi sono ricreduto con piena soddisfazione.
collimazione e mira - tecnica arcieristica
Fontana Alessandro - Allenatore e Docente incaricato FITARCO